Quante immagini girano sulla Rete e quanta musica si produce, eppure accadde che le foto di Alberto Sipione si distinsero dalla massa e mi piacquero al punto da scrivergli e complimentarmi, scoprendo con non poca sorpresa che a sua volta mi conosceva e apprezzava le mie composizioni.
Immagine e suono, due mondi distanti ma non contrapposti, distribuiti uno nello spazio, l’altro nel tempo, domini diversi ma strettamente legati. Solitamente la musica si sposa con l’immagine in movimento ma perché mi sono detto, non creare una vera e propria colonna sonora ad una foto, ad un singolo istante. Nell’accezione deleuziana, la fotografia non e’ un fotogramma, perciò parliamo di fatto di un oggetto diverso dal cinema, qualcosa capace di contenere una narrazione tutta sua, l’intera sceneggiatura di forme e colori, sensazioni e storie che vediamo nel tempo e nello spazio, ben oltre i limiti presunti del singolo momento ritratto. Certo, serve un grande fotografo e Alberto lo e’ perché sa coinvolgere l’osservatore e proiettarlo nel suo cosmo.
In realtà Alberto va oltre. Egli stratifica il messaggio, sa arricchire di innumerevoli significati i suoi palazzi, gli interni delle case, gli oggetti abbandonati o semplicemente il blu del cielo e del mare e anche questo, Alberto lo sa, mi piace tantissimo.
Nella sua fotografia vincono l’equilibrio e le proporzioni delle forme eppure la narrazione e’ feroce, talvolta rabbiosa. Ha istinto, l’irrazionalità incandescente dell’artista che si esprime in prospettive da manuale, terzi perfetti e un controllo impressionante.
Mi riconosco in questa dicotomia espressiva, perciò trovarci al centro di un lavoro unico e comune e’ diventato inevitabile, persino necessario.
Compreso che si poteva fare, farlo e’ stato facilissimo, quasi ovvio. Delle foto ho usato le forme come scansioni temporali, ho transcodificato le prospettive in armonie e infine ho lasciato che le sensazioni guidassero le melodie.
Naturalmente parliamo di musica generativa, quella serie di processi stocastici ed automatici creati attraverso algoritmi preordinati ma dall’esito indeterminato. Dismesse le vesti di programmatore, il mio ruolo si limita a concepire un andamento, decidere gli strumenti, una struttura di massima e la scansioni degli eventi ma quello che succederà, che tipo di armonie risulteranno, come le linee melodiche sapranno arricchirsi a vicenda e mescolarsi, è al di fuori del mio controllo, laddove decide la macchina, ciò che chiamo Audiodrone, un sequencer MIDI abbinato ad una daw.
Un aspetto importante da comprendere è l’unicità dei brani, come detto casuali quindi unici ed irripetibili. Potrei rilanciare i programmi milioni di volte senza riottenere la stessa canzone, simili nella struttura certo ma mai uguali, talvolta molto distanti melodicamente e armonicamente
Per “Siracusa Periferica” ho sviluppato nuovo funzioni e creato nuove regole sulle sequenze melodiche con un occhio di riguardo alle temporizzazioni e alla forma in generale. Per il progetto ho voluto pero’ spingere sul connubio tra musica generativa e rumore/suono, con innesti, integrazioni, compenetrazioni di vario livello e grado di musica elettronica, elettroacustica, rumore, campionamenti e sequenze concrete laddove la forma espressiva richiedeva l’utilizzo dell’una e dell’altra tecnica. Naturalmente non esiste separazione, tutto concorre ad esprimere la mia interpretazione emotiva e stilistica delle immagini di Alberto.
C’è voluto del tempo per sposare libro e cd abbinato, un anno esatto dalle prime foto di Alberto e le prime sequenze. Da parte mia la creazione dei brani intesi come insieme di algoritmi e il resto del materiale sonoro, ha richiesto relativamente poco tempo, circa quattro o cinque mesi, poi una lunga fase di produzione e post-produzione con infinite rettifiche e parziali riscritture in particolare sull’elettronica, un coordinamento non banale tra i nostri progetti ma alla fine libro e CD hanno visto la luce.
Il consiglio che posso dare e’ di ascoltare tenendo le fotografie innanzi, sentire i suoni circondare le forme, ascoltare le armoniche riempire i volumi e le frequenze rimbalzare tra le architetture. Ovviamente immagini e musiche hanno vita autonoma ma l’insieme e’ senza alcun dubbio superiore alla somma delle parti.
Sono soddisfatto del risultato finale, incantato dal lavoro di Alberto che spero di essere riuscito a valorizzare oltre la già alta qualità che lo contraddistingue.
Per tutte le altre informazioni e approfondimenti, troverete molto altro su queste pagine e sul sito di Alberto Sipione.
Buona visione e buon ascolto.
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