Il loro elettro-rock rivela qualcosa che troppo spesso dimentico di avere.
Qualcosa… qualcuno, forse… Avere… essere, forse…
Si trova nella stanza abbandonata, quella esposta al rigore invernale anche quando il caldo soffoca e spezza la volonta’.
Si nutre di insetti, piccoli animali, giorni dimenticati e bile, muove gli occhi gialli e cattivi in ogni direzione, senza tregua, sempre alla ricerca di liscie ossa e rabbia.
Artigli rugosi e scoordinati disegnano ellissi nell’aria, unghie spezzate miste a intonaco sotto piedi nudi e sgraziati, movimenti solo in apparenza misteriosi e bassi gorgoglii, mantra alieno, cantilena di esseri il cui ricordo e’ negato persino alle stelle.
E’ vestito di nero e rami spogli, polvere e bava, lacrime d’odio e tremore persistente, stranamente incede lento quando puo’ essere lampo nello squartare gole, lacerare cuori, smembrare arti.
Entro piano, guardingo, sicuro della mia forza ma incerto nei riflessi, lo guardo, ricambia beffardo e capisco ancora una volta di piu’ che mia sara’ la vita ma suoi i mondi di cio’ che non e’ stato, gli spazi sconfinati disseminati di errori, cosparsi di orrori, terre emerse di progenie d’incubo, primordiale energia che disperdo mentre egli accumula e conserva e raffina per scopi a me ignoti.
Pero’ ho la sua musica, suoni elettrici ed elettrificati, sintetico battere e d’incanto ancora lo controllo, ancora dentro, profondo, esorcizzato mostro solo prigioniero perche’ comunque a lui devo liberta’, esistenza, completezza, lui mia libbra di anima, lui incolpevola vittima, lui, io…
Very little hope I assure you.
No. If a god of love and life ever did exist…
he is long since dead.
Someone… something rules in his place.