Cornice del forse

E’ come se fossimo partiti tutti con tempo e risorse limitati affinche’ si potesse realizzare il meglio possibile, quanto fattibile, tutto lo sperabile.
Poi c’e’ sempre qualcosa che mette fine alle infinite opportunita’ e dove si e’ si e’.
Eccoci quindi adulti e in un secondo il tavolo da gioco muta in qualcosa di inedito e diverso chiamato -fai il meglio con quanto possiedi-
Non e’ peggiore del precedente, solo diverso.
Non e’ vendere l’anima, e’ semplicemente sostituirla con una nuova.
La nuova ricorda la vecchia e la vecchia arranca ogni tanto sulla superficie pretendendo ricordo e rispetto, tolleranza e nostalgia.

Succede che qualcuno non acquisisca mai la nuova anima e altri non ricordino la vecchia e cio’ e’ innaturale, straziante, doloroso, molto doloroso.
Tanti ne soffrono, molti non comprendono il disagio, le voci che non fanno dormire, l’incessante bisogno di qualcosa, la fame di esistere che non sazia mai, non soddisfa mai, impaludati in giorni eccessivamente intensi per non pensare, per non voler capire forse.
Andare avanti, che altro mai, cos’altro resta e consolarsi, se consola, di essere comunque vivi, solo un po’ diversamente.

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