Gialle e diagonali foglie cadono pesanti al passaggio, rapide, orgogliose nel momento supremo del loro percorso e che sia quindi questa amara verita’ d’intero esistere, istante ultimo in cui forse tutto si ricorda, certo e’ viaggio brevissimo ed infinito, silenzioso ed epocale, guizzo ed e’ correre come prima, come mai prima e finalmente uniti a qualcosa, a qualcuno, esperienza di umanita’ tutta, fusione e amore e respiro, ultimo come il primo in cerchio che abbraccia universo tutto perche’ davvero nulla inizia, nulla termina, tutto muta in ordinato caos.
La vita, la vita e’ l’anomalia, esistere e’ scarto d’eternita’, malriuscito tentativo di perfezione quando essenza vera di tumltuoso cosmo e’ energia incontrollata eppure regolata da forze e leggi supreme e meravigliose, meccanismi in cui vivente e’ ruggine, disturbo e sporcizia, fastidio il cui unico destino e’ cessare d’esserci.
Voglio vedere palpebre chiuse e chiuse bene, immaginare l’assenza, respirare aria non creata, ossigeno racchiuso dentro stelle e globulari gas, primordi di tempo non iniziato quindi mai finito.
Voglio insensibili mani perche’ non c’e’ mai rifugio dal freddo, forse umidi stracci che separano, dividono, allontanano e voglio non sentire piu’ la mia voce perche’ parola ha confine, limitata velocita’, espressione mediata ed inconsistente, inconcludente, interpretazione che mai esplica, solo semplifica ed e’ ogni volta sforzo e fatica, compromesso e noia.
Voglio pensiero infinitesimo per contenere cio’ che non esiste perche’ tutt’attorno non distinguo piu’, non discerno piu’, non so attribuire valore e senso, collocazione geometrica e spaziale, volumi in cui penetro quando non dovrei, spazio in apparenza vuoto eppure doloroso al tocco e muoversi per stare immobili, godere del proprio disagio, dell’incapacita’ di avere e persino d’essere, gia’ essere…
Voglio epico nulla, giallo epilogo intrappolato tra vento, pioggia, asfalto e infine briciole bagnate, non piu’ humus, non piu’ nutrimento ma palla di fuoco esplosa e ridente per l’unico viaggio che ha senso intraprendere.
Se il cielo dovesse aprirsi improvvisamente
non ci sarebbe piu’ legge, non ci sarebbero piu’ regole.
Resteresti solo tu con i tuoi ricordi
con le scelte che hai compiuto
e le persone su cui hai lasciato il segno
La vita, la vita e’ l’anomalia, esistere e’ scarto d’eternita’, malriuscito tentativo di perfezione quando essenza vera di tumltuoso cosmo e’ energia incontrollata eppure regolata da forze e leggi supreme e meravigliose, meccanismi in cui vivente e’ ruggine, disturbo e sporcizia, fastidio il cui unico destino e’ cessare d’esserci.
Voglio vedere palpebre chiuse e chiuse bene, immaginare l’assenza, respirare aria non creata, ossigeno racchiuso dentro stelle e globulari gas, primordi di tempo non iniziato quindi mai finito.
Voglio insensibili mani perche’ non c’e’ mai rifugio dal freddo, forse umidi stracci che separano, dividono, allontanano e voglio non sentire piu’ la mia voce perche’ parola ha confine, limitata velocita’, espressione mediata ed inconsistente, inconcludente, interpretazione che mai esplica, solo semplifica ed e’ ogni volta sforzo e fatica, compromesso e noia.
Voglio pensiero infinitesimo per contenere cio’ che non esiste perche’ tutt’attorno non distinguo piu’, non discerno piu’, non so attribuire valore e senso, collocazione geometrica e spaziale, volumi in cui penetro quando non dovrei, spazio in apparenza vuoto eppure doloroso al tocco e muoversi per stare immobili, godere del proprio disagio, dell’incapacita’ di avere e persino d’essere, gia’ essere…
Voglio epico nulla, giallo epilogo intrappolato tra vento, pioggia, asfalto e infine briciole bagnate, non piu’ humus, non piu’ nutrimento ma palla di fuoco esplosa e ridente per l’unico viaggio che ha senso intraprendere.
Se il cielo dovesse aprirsi improvvisamente
non ci sarebbe piu’ legge, non ci sarebbero piu’ regole.
Resteresti solo tu con i tuoi ricordi
con le scelte che hai compiuto
e le persone su cui hai lasciato il segno