Vi sono luoghi che non conosco e che neppure immagino ma l’astrazione d’essi e’ destinazione che quotidianamente raggiungo ed esploro per kilometri e kilometri, tessuto materiale di strana consistenza tra fredda realta’ ed astratta concezione d’irrealizzato bisogno.
La storia e’ un gioco della mente e girarsi di lato, distrarsi il tempo di un racconto ed ecco che i ricordi si deformano sotto il peso e la spinta di menzogna calcolata e studiata da chi di menzogna vive.
Non importa, non e’ importante dal momento che metodo ed obbiettivo sono limpidi e stampati a fuoco nelle mie braccia e innanzi gli occhi si stagliano come percorsi infuocati che nulla lasciano al caso.
Estirpare i simboli non e’ operazione semplice, puro simbolo talvolta se un concetto sta alla base delle azioni conseguenti, se l’idea e’ sangue di un corpo che altrimenti non vive, non prospera, non ha ragione d’esistere e respirare allora il rischio c’e’, esiste ragione e motivo d’imprescindibile compatezza e d’impossibile separazione.
Nuove fondamenta allora, decostruire e ricomporre riempiendo volumi con spazio vuoto che non e’ aria bensi’ nulla che sostiene eppure satura ed e’ oggetto al pari di fango e cemento, luce nella luce, buio nel buio, sostituto non immateriale perche’ di tutta la materia e’ composto.
Cio’ che rimane e’ stato visto mille volte ma un milione di finestre sono li’ pronte per mostrare panorami inediti, scorci di grandezza umana nell’unica grandezza che l’umanita’ puo’ partorire.
Quando le strade sono serpenti bigi ed inutili pensieri li percorrono prima delle gambe allora non c’e’ cielo invernale che rattristi questo nuovo mondo, non puo’ cadere abbastanza neve per coprire i segni di un trionfo tramutatosi in sconfitta, radioso futuro ora monumento a cio’ che mai avrebbe potuto essere.
Voglio odorare
il sapore celeste del ferro
voglio vedere
il profumo sanguigno del fuoco
esiste lo so