Anni fa, tanti, infiniti secoli passati avrei parlato, raccontato, spiegato minuziosamente ogni minimo particolare.
Anni fa mi sarei fatto odiare, mi sarei trasformato in algido parolaio che non sa di cosa sta parlando, nel mostro incapace di proferire altro se non diffamanti illazioni.
Questo e’ cio’ che amo del mio invecchiare…
E’ che in passato ho parlato troppo e la buona fede non basta se non vuoi essere ascoltato.
Le persone vogliono si’ essere aiutate, ma a modo loro, nei loro tempi, alle loro condizioni e mi e’ difficile comprendere, spaventoso rifletterci, eppure e’ conclusione inevitabile laddove non c’e’ spazio per un pensiero che non sia il proprio.
Sbaglio io nel ritenere che qualcosa di buono sia alla mia portata, pecco di presunzione quando ritengo di poter offrire spunti, forse percorsi occultati, facilmente visibili da fuori quando fuori e’ altra prospettiva e non incoscienza.
Anni fa, non troppi invero, avevo quasi perso il vizio di offrire il mio aiuto, bisogno innato di proteggere che si ama perche’ anche prendere la vita altrui e’ da valutare, decidere, stabilire dare e avere, pro e contro, luci e ombre e non importa se l’operazione a costo zero non ha paragrafi scritti in piccolo a fondo pagina.
Essere invitati e’ obbligo e che rimane, forse muovere concitati le braccia nell’oceano della propria inutilita’, nel gorgo di tutto quello che hai imparato, assimilato nei stupidi anni trascorsi in attesa di trovare un senso e nella ancora piu’ stupida convinzione che non per altro si e’ qui, si lotta e ci si strugge.
Poi la pianto di pensare sciocchezze e mi ributto nell’indifferenza che almeno non sporca, non perde peli e mangia pochissimo…
The lights went out (The last fuse blew).
The clocks all stopped (It can’t be true).
The program’s wrong (What can we do?).
The printout’s blocked (It relied on you).
The turbine cracked up.
The buildings froze up.
The system choked up.
What can we do?
Please remember to mention me,
In tapes you leave behind.