Regioni antiche

Ecco, ora si che il cerchio torna a chiudersi.
Cosa potevo aspettarmi, cosa volevo veramente in quale illusione stagnante mi sono tuffato credendola fresca neve appena sciolta.
E’ che devo convincermi che nulla e’ per caso, forse non predeterminato ma di certo non fantasia di un giorno di noia.
C’e’ qualcosa maledizione, qualcosa nella mia equazione che sbilancia il risultato, variabile imperfetta, imprevedibile e viscida.
Io pero’ mi fermo qui, davvero, non c’e’ abbastanza scienza nella mia logica, non abbastanza estro nella mia arte, insufficiente forza nei muscoli per andare oltre.
Poi forse basta poco, tanto e’ sempre questione di poco, e’ comunque questione di poco, dipende ogni volta da poco, ancora poco e il traguardo, forse meno e la conclusione, infinitesima distanza ed eccoci alla fine.
Ormai ho capito la lezione, compresa da piu’ tempo sperato e depongo le armi, non per resa o codardia bensi’ viso aperto laddove non c’e’ piu’ timore di sconfitta perche’ nulla si vince e tutto si perde.
Pero’ qualcosa imparo e non sempre cio’ che nuoce fa male perche’ forse avro’ torto oppure ragione, ma e’ certo che ho, e’ sicuro che sono, senza altri margini d’errore, senza zone d’ombra o incertezze.
Si, questa volta mi propongo senza domandarmi, offro senza discutermi e cosi’ rimarra’ finche’ rimango perche’ esisto nei diritti, una volta tanto nella certezza dell’immutabile e nella consapevolezza di essere fermo e solo punto, immobile in me stesso ma almeno non piu’ in balia di onde che mi vogliono differente.
Prendere o lasciare, ecco tutto.
Io intanto mi sposto un po’ piu’ in la’; una volta tanto il teatrino voglio guardarlo e non viverlo.

Prezzo esposto differente

Non sarebbe niente se fosse per i giorni, tutti i giorni, quasi tutti i giorni.
Scalare piedistalli altissimi, vertiginosi, indossare maschera e corazza, magari quella nuova nuova, appena forgiata, senza una sola ammaccatura e splendente come un sole nuovo.
Accidenti che meraviglia, che portento, che supremo godimento.
Accade pero’ qualcosa ed e’ sempre inaspettato, celato in stupidi film, frasi buttate a caso, sequenze intercalate, montaggi imperfetti.
A volte e’ un sorriso, un gesto distratto di qualche sconosciuto, fugace pensiero che oscura come un rapido uccello davanti al sole e si rimane nudi, difesi solo dall’orgoglio e dalla dignita’ e tutto, tutto, tutto e’ talmente inutile…
E’ come bicchiere di vino per ex-alcolista nelle sere difficili, e’ come sigaretta quando la pressione e’ alle stelle e hai smesso di fumare.
Tentazione di abbandonarsi e non risalire piu’, sdraiato su un divano come in grembo, precipitare con molta calma da altissimo palazzo e godersi la caduta, tanto che costa…
Poi si, se ne esce, se ne esce sempre, le corazze sono ovunque nel giardino spoglio sotto casa e la coerenza di necessita’ fatta virtu’ aiuta.
Anche un po’ di vittimismo serve, ma e’ bene non dirlo troppo in giro, a voce troppo alta…
Waiting again
Waiting
Like I waited before
Waiting again
Waiting here for nothing at all
Heaven fills up my dreams
And I love it
Like a baby screams

Impari

Indefinibile malessere, stato di inutile ineluttabile.
Sembra gioco di parole ma e’ guerra di nervi, stato emotivo come stato di vita, condizione permanente oramai, cronico incedere quotidiano senza sbocchi o uscite.
In fondo cosa mai sara’, come evadere da un cerchio dal quale non si vuole evadere.
Affrontare la realta’ e’ anche guardarsi incapaci di reagire oltre il caldo habitat di disorientamento, scusa pronta ed efficace per non uscire troppo, magari senza cappottino e maglietta di lana.
Necessariamente male o solo una guerra diversa?
Conflitto interiore sorto dalle ceneri di desideri irrisolti oppure normale condizione per non morire su un divano, per non seccarsi in aride risate, in aride uscite, in aride convivenze che per qualche ragione bisogna subire?
E se non fosse una scusa, se non fosse un rifugio ma all’opposto il declivio per muovere acque altrimenti stagnanti, uragano con aria stantia, movimento subatomico per dare calore a particelle statiche e gelate.
Disagio come attacco e non difesa, arma micidiale e non passivo scudo dietro il quale pararsi.
Urlo di rabbia o dolore che sia puo’ spaventare il nemico e come potrebbe comprenderne la differenza se la resa incondizionata non diverge dalla cieca collera quando ci si scaraventa con la determinazione di colui che niente ha da perdere.
Forse sono parole, ma c’e’ un nulla la’, la’ fuori dal quale e’ difficile fuggire, che promette aria malsana e acque ferme, proprio quelle acque da cui si cerca di scappare.
Mi arrendero’, tutti lo fanno, tutti lo facciamo ma per ora ho ancora qualche lacrima da spendere per rimanere al mio posto, almeno un po’, ancora un poco…
A me il sole da fastidio e sai che
Le giornate troppo limpide

Reazione alla luce

Nuovi strani sogni e nuove domande e nuovi ricordi e nuove perplessita’.
Ho congelato quelle immagini, analizzato il simbolismo, immerso in auto-transfert per ricavare misere verita’, banali congetture, inutili responsi.
E’ che in una realta’ sbandata, persino il percorso onirico puo’ essere quello giusto.
Ipotesi, supposizioni e una sola certezza nel caos inconscio: See Me, Feel Me degli Who che mi segue dal risveglio.
Non e’ esatto; e’ musica e immagini da Tommy, la sua sequenza finale.
Tommy libero che risale la corrente dove il fiume e’ ruscello, rocce levigate sempre piu’ appuntite e a strapiombo, nera parete e infine il piano, la vetta del mondo, del proprio mondo e il sole come premio.
Caldo sole da accogliere a braccia spalancate, fusione sacra e pagana, umano corpo eletto a corpo celeste come da Kubrickiana memoria e infinita pace, liberazione da ogni fardello, da tutti i dolori, dai dubbi e dalle domande.
Non molto diverse dalle scogliere di Quadrophenia in fondo; percorso inverso ma perche’ non finale ad anello nel suo opposto?
Davvero, non voglio riflettere su significati o collegamenti semplicistici, lascio letti e lettini alle spalle e nella penombra della giornata trascorsa soffiero’ ancora una volta sui graffi che la chitarra di Townshend lascia sulla pelle e con l’aliante bianco volero’ ancora una volta sul mediocre mondo sotto me.
On the dry and dusty road
The nights we spend apart alone
I need to get back home to cool cool rain.
The nights are hot and black as ink
I can’t sleep and I lay and I think
Oh God, I need a drink of cool cool rain.

Solo nuovo

Vorrei possedere l’anima innovatrice di Le Corbusier, l’armonia fluida di Gehry, l’estro disgregatore di Ito, gli stilemi spaziali di Meier, la luminosa tridimensionalita’ della Sejima.
Vorrei creare luoghi in cui vivere, spazi che tolgano il respiro, luci in cui fondersi, interni in cui abbandonarsi.
Acciaio, vetro, luci azzurre e gialle per attirare sguardi come falene con l’irradiante viola, cemento ordinatamente schierato in possenti griglie ed irriverenti interruzioni ritmiche di scale e piani in trasparenza, neon come tenui fuochi fatui, inorganici e asettici eppure avvolgenti ed ipnotici.
Riflettente marmo venato di profondo nero sotto i piedi e ceramiche traslucide ad altezza uomo, immensi atri come in antichi castelli, come le nuove cattedrali erette dall’uomo per l’uomo, ode alla modernita’, al progresso, alla civilta’.
Eppure intimo, sicuro, accogliente, ritrovo prima di individui, solo dopo uomini.
Socializzazione come scelta e non obbligo, collettivo voluto e non imposto, unione che non significa promisquita’.
Questo e’ il luogo che vorrei creare per gli altri perche’ non saprei erigermi un posto simile, sarebbe troppo immenso, troppo sfarzoso, troppo meraviglioso per la vertigine dei grandi spazi, troppo luminoso per la pupilla, troppo invitante per la misantropia che mi contraddistingue.
Mi nutro di luce riflessa e se dovesse confondersi con generosita’ allora cosi’ sia.
Guardero’ da fuori, spettatore curioso, testimone soddisfatto, sincero grazie bastera’ per essere, per esserci.

Accesso trasversale

Nel mezzo del rientro a casa, tra lampioni spenti e umido pungente, ho scorto un ruscello in piena.
Nessuna luce ad illuminare, nessuna luna a rischiarare eppure l’acqua guizzava veloce e piccole creste di luce riflettevano bagliori provenienti da chissa’ dove.
Avrei voluto abbandonare tutto e immergermi in quei piccoli lampi, farne parte come non fossi mai stato altro, come non fossi mai appartenuto ad altro.
Non l’ho fatto; troppo piccolo, troppo ordinario, troppo stanco, sempre troppo stanco, maledettamente stanco.
Il corpo, la mente, l’anima hanno risposto e qualcosa dentro si e’ sentito soffocare.
Aria, aria gelata dai finestrini abbassati, umido a rinfrescare il senso di esserci, una ventata bagnata a ricordare che non tutto e’ rimasto sparso in stanze deserte e impolverate.
Ma si, del resto che importa di cosa non ho fatto, di cio’ che non e’ accaduto, di quanto mi senta lontano e in fuga, della voglia di fumare che fa persino male, della voglia di non esserci.
La sensazione di essere in ritardo una volta di troppo, lanciare in aria con movimenti precisi e secchi le carte del proprio mazzo e imparare a proprie spese che le carte stanno finendo.
E dopo?
Dopo che vuoi che sia…
Il mio fiume rimane la’, qui le carte ai miei piedi e resto, resto perche’ in fondo e’ il migliore dei posti possibili, il solo posto possibile, finche’ c’e’, finche’ ci sono, finche’ mi sara’ concesso.
Ci provi lo specchio a inghiottire
nella sua acqua cupa
non l’ apparenza, ma il volto
che l’assenza, sciupa

Incontri prioritari

Le persone possono cambiare anche per il meglio.
Il tempo toglie o da’ solo cio’ che decidiamo di prendere o dare.
E’ vero, la vita sovente bisogna subirla e il passaggio sulla pelle diviene evidente quanto una ruga profonda, la piega amara su labbra screpolate, ma e’ vero che certi avvenimenti sarebbero evitabili con piu’ scaltrezza, con piu’ carattere, con piu’ intelligenza.
Si, e’ decisamente vero ma non sempre gli anni che passano sono sciabolate, non colpiscono necessariamente alle spalle come sassate vigliaccamente scagliate.
Taluni sono bravi, altri fortunati ma per qualcuno accade che i giorni alzino senza schiacciare, curino senza ferire, leniscano il male come antico balsamo.
Certe persone vivono il tempo al contrario o quantomeno iniziano a farlo da un certo punto della loro esistenza in poi e illuminano le macerie che li circondano come fari nella nebbia.
Certe persone testimoniano la bellezza di cio’ che ci circonda, fulcro d’equilibrio concentrano energia irradiandola con un sorriso, liscio e meraviglioso centro del cosmo.
Certe persone sono un grazie donato dall’uomo a Dio.
The dinosaurs roam the earth
The sky turns green
Where I end & you begin
I am up in the clouds
I am up in the clouds

Ricezione allargata

Mi domando a volte quanto sia sensata questa continua ed estenuante ricerca dell’indefinibile.
Potrei dormire, qui, ora e non ritrovare il riposo di ieri smarrito chissa’ quando.
Forse non sono tra i giusti se il sonno a loro appartiene o semplicemente i giusti sono felici interpreti del loro tempo, dei loro bisogni.
Disagio di combattere senza guerra, debolezza del guardare con troppi occhi, toccare con troppe mani, ascoltare quelle frequenze inutili ma uniche, che non aggiungono nulla al messaggio, pura dinamica, tridimensione e spazio.
Chiudo le braccia e mi contraggo per cercarmi, per trovare una consistenza altrimenti perduta nei meandri delle notti agitate e sconvolte.
Potrei forse riposare qui, ripetendo come un mantra che ogni cosa e’ al suo posto, girandola di contrastanti esperienze, colori uniti in grigia sfumatura senza distinzione o separazione delle tinte originali.
E’ che vi sono stili di vita che richiedono altri stili di vita e se la ricerca fosse vana, inutile rincorsa, sicuro il tempo farebbe male e se il tempo e’ nemico e potrebbe esserlo, allora ha piu’ senso rimanere, vale il girarsi lenti verso il dietro di qualcosa, di cio’ che e’ passato.
They will tell you, you can’t sleep alone in a strange place
Then they’ll tell you, you can’t sleep with somebody else
Ah, but sooner or later you sleep in your own space
Either way it’s okay, you wake up with yourself

Punto di vista

Quante ingenuita’ rimaste nelle ore, nei giorni, nei gesti quotidiani.
Se puo’ essere sconveniente, inopportuno non so; un po’ resto contento, persino fiero.
E’ l’innocenza lontana che traghetta su lidi consoni ma desolati, veste di nero e ammanta l’oggi di rigida tenuta decadente e impolverata.
Non si inganna la natura, forse si raggira, circuita per un battito di ciglia, restituisce con interessi la menzogna.
Quanto non posso accettare, quanto non voglio capire, rantolo di chi non vuol vedere, scrollata di spalle, lontano a passo lento e dispiace, si dispiace lasciarsi dentro un intero stato d’eventualita’.
Pensandoci bene pero’, e’ l’effetto dell’alone lasciato da cio’ che fu, dal grigio di cio’ che non e’ stato, dalle lacrime smarrite lungo la via e se nulla puo’ restituire il candore di un tempo, che allora sia preghiera, divenga speranza e siano possenti quei passi, magli su tamburi per non smarrire il cammino, non perdere la rotta tracciata troppe volte, non abbandonarsi all’inutile caso.
Attendo un raggio di luce pero’ e quel lampo che conduce dall’interno verso l’esterno, la percezione di un bianco doloroso che vira nell’intorno circostante, acquisizione di definizione e sensibilita’, scoperta, rivelazione, coscienza e infine la quiete di colui che giunge a destinazione e comunque sa di non essere arrivato.
I did not have the time
I did not have the nerve
To ask you how you feel
Is this what you deserve
When it’s all too late
It’s all too late

Maelstrom

E’ emerso qualcosa, soave e silenzioso, impercettibile ai sensi non all’inconscio.
Empaticamente ho sentito ed artigliato l’aria come fosse innanzi a me, non fosse fantasma, spettro, antico rudere in cui ho abitato.
Solo vuoto, perduta traccia e vago senso di inutile ma ecco rimbalzi di antiche frequenze, riverberi infiniti in infinite immagini, fotografie affatto ingiallite, leggermente sbeccate, piccole pieghe ma figure chiarissime, troppo forse, troppo a volte.
Io vedo.
Nuvole e sole, movimento del pensiero e trasformazione in cerchio carico di elettricita’.
Come un basso martellante e persistente preannuncia nuova scena, nuova azione, tutto e’ attesa, stupenda attesa, meraviglioso abbandonarsi su ali distese e possenti, desiderio di essere, volonta’ di esistere forte.
Accade che una nuvola puo’ sognarsi aquila e piu’ di essa farsi grande, ali ancora piu’ veloci incuranti dell’eterea sostanza e proprio quando il volo pare infinito, nel mentre si e’ certi non debba mai concludersi ecco vento piu’ impetuoso, scossone celeste e via, disperdersi in particelle d’acqua, lacrime sulla terra, nutrimento della terra.
Non sara’ vita ma almeno e’ eternita’.
I cannot grow
I cannot move
I connot feel my age
The vice like grip of tension holds me fast
Engulfed by uoi
What can I do
When History’s my cage
Look forward to a future in the past