Fiume che divide la pianura

Credo di aver fatto tutto cio’ che potevo, in ogni senso, in ogni occasione, in ogni giorno di questa settimana.
Questa canzone e’ forse un premio, potrebbe esserlo sul serio…
La coscienza, la coscienza, lei e’ a posto ma sono io a non essere convinto, non completamente e forse paranoia imperante, insoddisfazione persistente, status di negazione a non darmi piena ragione.
Sono io, sempre io a crogiolarmi nei guai, sempre sul filo imprecando e maledicendo ma morbidi letti non fanno per me, teneri giacigli tombe sepolte nel centro della terra.
Ricordo, stendo sul panno le giornate scorse e non mi sottraggo al compiacimento seppur coperto da negative occasioni, leggere increspature sufficienti a deformare realta’ e pensieri, destabilizzare equilibri ad ogni costo ed inficiare risultati.
Controllo, controllo… Il controllo e’ una grancassa che pilota il ritmo che regge la struttura armonica, basilari da fare propri e stringere minuti dei giorni passati uno a uno tra le mani.
Niente deve cadere e compattare e’ necessita’ per ripulire la mente come in antico rito marziale e se elimino tutto, se raccolgo l’intero per espandermi in struttura organizzata e neutra allora trovo ritmi vigorosi e quella scintilla liquida che partendo dalla base del collo infiamma vene e muscoli e ora, ora che non sono li’, ora che il vissuto e’ solo prosa, mi manca e ne ho bisogno forse perche’ mi ritrovo, mi ascolto, mi riconosco e nell’urlo del sangue estinguo ogni debito verso tutti questi anni, tutte queste notti, tutto cio’ che non ha confine dovendolo avere, cio’ che giace esanime ed e’ ossigeno, nutrimento, speranza…
Livin’ on a razor’s edge
Sharper than a knife
Surrender to the power of wedge
Keep running for your life
You don’t need no periscope
You won’t need second sight
It’ll come at you so fast my friend
It’s thank you and goodnight

Ancora una volta

Tante sono le cose che non so e tanti i posti in cui dovrei stare ma gli anni che passano insegnano consapevolezza, consapevolezza che la negazione e’ essa stessa nozione, specchio negativo ma verita’ riflettente.
So cosa non so e so dove non devo essere e non e’ accontentarsi quando il cammino e’ deviato e da qualche parte bisogna pur giungere.
Neppure e’ fuggire, neanche occhi sbarrati verso oriente segnano tanto il passo e infiniti percorsi si intersecano troppi per una scelta ma gia’ evitare, forse scansare e’ soluzione.
Chiedermi un perche’ e’ inutile complicazione se non posso rispondere altro che non e’ quella la strada, quella mia, la solo perfetta quando perfezione e’ si’ fato ma molto conquista.
Piu’ giusto e’ domandarmi se ho fatto quanto potevo e si in fondo si, malgrado tutto si.
Ora pero’ guardo da lontano e lasciami almeno questo ruolo perche’ non merito molto di piu’, non miro a piu’ alti premi poi il sole da’ fastidio, il sole ha troppa vita per le mie stanche palpebre e no, non scappo, resto sempre e comunque, duro e puro nell’attenti perenne di chi nella forza ha riposto se’ stesso.
Oggi tu vinci una partita che io non disputero’ mai e lasciami sul fondo ad applaudire, non chiedermi di sollevare un trofeo che mio non e’ e tantomeno mi appartiene, non chiedermi di banchettare con chi ha conquistato vittoria inimmaginabile.
Coraggio della consapevolezza e non accetto comodi ripieghi seppur a fin di bene, conosco il mio ruolo, so dove devo stare e li’, li’ staro’.
Never will forgive you, never leave you
You know that if you live like, you will die like
How can I erase your pain and aid you
When Death wants to kiss you and you want kiss Him back…

Travi incrociate

Sulla mia isola vedo isole, altre isole assolate e vicine, certe lontane altre alla distanza di un desiderio inespresso.
Gia’ osservarle mentre le onde dei giorni mi accarezzano la pelle nuda, rimane esperienza da godere e da farsi bastare.
Poi cos’e’ il tempo quando il tempo non esiste se non come riflesso del mondo che circonda noi stessi.
Ho scelto di starmene lontano, lontano da cio’ che nasce, cresce e muore e come un assolo di chitarra acustica bastare a quanto pronunci il mio nome e alcune voci accompagnano un po’ piu’ in la’, quel tanto da farsi udire senza spostare, senza compromettere, senza illuminare se non il terreno a loro circostante.
Sorrido innanzi bronzeo rossore e mi lascio scivolare in qual tempo che c’e’ e vorrei non esistesse, frasi come danze, danze antichissime relegate a mere consuetudini ma io non dimentico senza pero’ ballare.
La testa, la testa si agita in stupido rallentatore, sforzo immane di scordare il controllo, vano desio, malcelata e consistente cupola che non piu’ protegge, non preserva oltre e ora non importa, non serve piu’.
Ebbene e’ solo alzarsi e dissetarsi non riempendo ma gustando poi so che non bastera’ ma sono stanco di guardare avanti, troppo avanti, inevitabile e sfalsato e se vivere si trasformasse in viaggio nel presente mi adeguero’, bramata meta non piu’ e ricordo e osservo e spero e ascolto il cuore battere di minuto in minuto, di secondo in secondo perche’ se fosse l’unica mia forza rimasta che allora sappia, sappia sempre quanto e’ possente, se ancora c’e’ senso ad ascoltare, respirare, sospirare…
We only have one candle
To burn down to the handle
No matter what they say
If you live like a man, You live in tales you tell

Realmente vicino

Ho dimenticato il tocco e non intendo ricordarlo.
Perche’ mai dovrei scavare nel fondo della mia vita ed evocare cio’ che non mi interessa piu’ avere?
Ha mai avuto davvero imporortanza?
Ricordo a stento ma credo di si, mi pare di si.
E’ che non ho prove sia vero, che ci sia stato un momento in qulche maniera rilevante e magari e’ solo eco della memoria, alone che deforma e plagia, magari troppi film, troppi libri, troppe realta’ mancate, dimensioni deviate, vite sognate, lampi mai caduti, distorsioni confuse e contorte, indistinguibile bisogno da esaudire con pensieri da evitare e che altro…
Metallo veloce e non mi proietto oltre, almeno sino alla prossima reminescenza, notte di gravita’ accelerata e ore rallentate, crisi passeggere di fastidio non piu’ timore, crisi permanenti come escrescenze di puro male piantate nella carne.
E’ che il calore costa e costa carissimo, prezzo di sacrifici che non oso piu’ affrontare e quando guardo strada vedo
asfalto, osservo albero e legno mi si para innanzi e la ripida discesa delle colline esclusivamente energia cinetica intrappolata millenni fa.
Basterebbe cosi’ poco affinche’ abbia ancora un cammino, un fresco riparo e gioioso declivio in cui immaginavo, si immaginavo di essere un uomo diverso, illusione che per una frazione di secondo e’ stata vita.
I never said you had to offer me a second chance
(I never said you had to)
I never said I was a victim of circumstance
(I never said)
I still belong, don’t get me wrong
And you can speak your mind
But not on my time

Solo mondo

E’ davvero giusto immolare la propria vita ad altri se non se’ stessi?
No, no mai.
Non sono piu’ disposto a giocare partite il cui esito non dipenda esclusivamente da me.
Egoismo? Ma si e che sia giudicato per cio’ che sono e non per quello che non ho fatto ed io per primo devo ascoltarmi.
Cos’e’ questa rabbia, da dove proviene apparente nuova consapevolezza…
Domande, domande, forse una domanda di troppo o una risposta di meno quando sono impegnato, coinvolto nella missione piu’ importante, nella gestione piu’ delicata, nell’indotta calma imposta e calcolata.
Cerco una ragione no, ho una ragione e scrivo questi caratteri a pugni uniti perche’ il grande inganno strepita di avere lui ogni verita’, ma questa volta la battaglia e’ mia.
Forze contrapposte generano conflitti e la forza della ragione deve essere una, una la direzione da seguire, costi quel che costi tanto i giochi sono da tempo iniziati, forse conclusi senza saperlo.
Dietro c’e’ il mistero gia’ svelato e forse rifiuto perche’ troppo semplice, banale considerazione a ben pensare e in quella frase, in quella primavera assolata e gia’ rovente ho perso molto piu’ che tempo, occasione, amore e sono caduto senza piu’ rialzarmi e da terra mi sono illuso di volare.
Poi non posso lamentarmi e non e’ accettare quando si comprende e adeguarsi, limitarsi sono parole e non stati della mente, sono menzogne se il migliore dei mondi possibili, se l’urlo e’ piu’ forte di ogni altro rumore di fondo, di ogni lamento, di ogni frastuono, di ogni lamiera contorta e non smetto di urlare e la voce e’ possente, il fiato abbondante, le gambe rispondono, i polmoni pure e potrei sfondare muri nella corsa che io e solo io decido non debba finire piu’, mai piu’.
Non e’ un problema, basta saperlo, basta conoscere, basta capire, basta…
Can you see
My eyes are shining bright
Cause I’m out here
On the other side
Of a jet black hotel mirror
And I’m so weak
Is it hard understanding
I’m incomplete
A love that’s so demanding
I get weak

Spiriti quieti

Passi lunghi e ben distesi come danza antica non fosse dietro albero antistante al giardino.
Velo rosso sangue e lenzuola bianchissime a sorreggerlo e forse non si vede ma il mare non e’ distante, basta spostare le tende immacolate e cavalcare qualche raggio di sole.
Confondo l’oracolo col cristallo sul tavolo mentre luce lo illumina rimandendone intrappolata, rifrazionandosi ed e’ messaggio volatile e leggero come fumo d’incenso nello scirocco.
Incontro stupendo tra fiori e ombra di luna, bevande raffinate e armonia di forme che conduce a calma, quasi pace perenne almeno fino a quando durera’ la notte e il pesante drappo non tocchera’ il suolo.
Grilli a cadenzare il tempo aspettando la brina in rugiada, ombra che diviene verde smeraldo e la staccionata a dividere oscure presenze dalla tranquillita’.
Cacofonico silenzio, rosa rumore come guance arrossate di volto coperto da cappello bianco mentre attorno veli multicolori danzano e ruotano e s’alzano e planano dando vita all’infinito dondolio delle onde, moto monotono eppure unico nel contornare il lento invecchiare dell’uomo.
E non bastano le ruote per correre e non un letto per comprendere e se quei veli non si arrestano allora che si fermi la sete, che avanzi l’oblio, che la zattera salpi e dalla terraferma raggiunga il sogno restituendone figli, figli di sogno o figli d’incubo ma non so, non distinguo, nessuno sa, nessuno distingue.
Forse una foresta non vale il panorama e uno specchio non e’ un astro ma in cima, lassu’ l’aria rarefatta complica la verita’, cela i contorni dalla vista e del resto cos’altro chiedere di piu’.
Every time I close my eyes
There’s another vivid surprise
Another whole life waiting
Chapters unfinished, fading

Discorrendo

L’estate di quell’anno fu molto lontana allora e molto vicina oggi.
Ci furono giorni in cui mi sforzai di essere cio’ che non ero e di fare cosa non volevo fare, agire contro la mia natura e fu fallimentare.
Poi si impara, poi tanto serve tutto, poi non importa, poi si e’ giovani, poi aiuta a crescere, poi va bene cosi’ perche’ se ne esce sempre, pero’ se sono qui a scriverne evidentemente una piccola cicatrice e’ rimasta da qualche parte.
Passaggi di crescita, nuove prove per nuovi anni, per nuovi uomini, febbricine necessarie.
Mi riscattai pero’ e ora che ci penso non so sia stata piu’ ridicola la sconfitta o la vittoria.
La musica e’ ancora qui pero’ e se sorrido e’ andato tutto bene.
Cosa c’e’ che non va…
Forse il fango sognato non e’ profondo a sufficienza e quel cielo era grigio senza possibilita’ alcuna di ritorno.
Sento i pensieri adagiarsi sul fondo in lenta discesa e inevitabile sospensione di cognizione, di azione.
Tra poco spegnero’ quanto mi sostiene e mi tuffero’ in inutile film con colori brillanti e ridicole parole e potrebbe persino essere che quell’estate mi condizioni, che il sogno mi condizioni, che la musica, come sempre mi condizioni, che le parole di Tsukamoto mi condizionino.
Quanta fragilita’ pero’ se una frase sconnessa mi lascia esanime a terra, incapace di reagire accumulando minuti, accatastandoli come piccoli mattoni dietro i quali proteggersi.
La mia forza e’ altrove…
Il dolore e’ duraturo ragazza, ma ci fa sentire vivi.
A volte penso che tutta la faccenda del crescere si riduca solo a una gestione del dolore.

Senza fermarmi mai

Svegliarsi poco prima che la notte muoia, polso accelerato, sogni dentro sogni dentro sogni come specchi riflessi in specchi, sempre piu’ scuri, sempre meno definiti sino a scomparire lasciando in cambio aria viziata.
Freddo sudando, spasmi di fantasmi che mai piu’ torneranno e orecchie tese nella ricerca di auto lontana, frusciare di rami e nessun lampione a mascherarsi da alba.
Stancamente le immagini lasciano il posto alla coscienza e strane canzoni in testa.
Cosa vuole dire, che significa, quale significato attribuire?
Letterale parafrasi, coincidenza curiosa, reminescenza recondita, messaggio di inconscio sconfitto, cosa devo pensare, dietro quali angoli sbirciare, quale polvere spazzare?
Insonnia e’ il nome di che cosa?
Allarme di vita troppo piena, troppo vuota o semplicemente inutile non necessario ad intasare bocchettoni d’aria vitale, forse osmosi tra stati di coscienza, fluidi mentali che scorrono alla ricerca di nuovi alvei e se quelle canzoni siano innocui scarti o assi portanti, giunti di congiunzione di un mistero sempre li’ da risolvere no, non saprei dire.
La sveglia e’ lontana, pure il mondo la’ fuori, questo letto caldo e’ l’ultimo posto in cui vorrei stare eppure nulla puo’ accogliermi con piu’ grazia e malgrado tutto c’e’ piu’ di una ragione per cui rimanere, forse rotolando e sbuffando e quei rapidi movimenti non sono danza ma presenza e ancora come sempre, piu’ di sempre affronto cio’ che sono, ascolto la mia canzone e le parole suggerite dall’inconscio sono connubuio perfetto, messaggio che sia o no.
Noi uomini forti sappiamo a che santo votarci,
in nome di cosa, non so, ma noi teniamo duro,
teniamo nascosto il passato e pensiamo al futuro.
…ma il futuro cos’e’?
Il futuro e’ un’ipotesi,
forse il prossimo alibi che vuoi,
il futuro e’ una scusa per ripensarci poi.

Fiume corre asciutto

Sarebbe bene abusassi meno dei miei desideri perche’ non sempre si puo’ spingere, correre, sgomitare, rotolare.
Il cielo oggi non lo permetteva eppure ho continuato ritrovandomi esausto.
Strati di nembi in brillanti sfumature di grigio sono un freno naturale, naturale barriera a cio’ che si pensa e si vuole ed insistere lascia stremati con gli occhi sbarrati verso il cielo.
Chiedersi quando finira’ e’ soluzione che non aiuta e guardandosi le mani profonde crepe che rilasciano arida sabbia rende impossibile seguire il cammino sino in fondo.
Dieci soli minuti non servono e non accontentano se da qualche parte nel cuore quel battito in meno sottrae molta piu’ vita di quanto ci si aspetta.
Suoni che non mi appartengno e cappa pesante ed opprimente sul capo, kilometri che non voglio fare, persone che non voglio vedere e casa in cui e’ inutile tornare per non comprendere ancora, assillo del domani ancora, rialzarsi ancora.
Vortico in questo vento che fischia forte senza riuscire a raffreddare queste mura roventi e appena ricordo un sorriso via, vola via perduto per sempre e qui a chiedermi se avessi dovuto inseguirlo o almeno provarci, si provarci.
Non trovo posto su questo treno e il prossimo chissa’ se arriva quando credevo che il bianario non si sarebbe mai svuotato e sulla pensilina ferma anche io mi siedo tra fogli irrequieti e marmi consunti.
Poi finira’, so che finira’ seppur osservando il nero e imponente orologio il tempo e’ scandito da lancette immobili ed e’ piu’ che metafora, forse e’ destino.
There’s a feeling I get
When I look to the west,
And my spirit is crying for leaving.
In my thoughts I have seen
Rings of smoke through the trees,
And the voices of those who standing looking.
Ooh, it makes me wonder,
Ooh, it really makes me wonder.

Dietro porte chiuse

Ognuno di noi ha l’anima in zone temporali ben definite e nella notte io semplicemente sono.
Tramonto come ode all’arrivo della notte, quindi inno, festeggiamento, danza in calare ma e’ cosi’ che l’oscurita’ vuole, e’ cosi’ che il buio esige tributo.
Ma l’assenza di luce spaventa solo chi nell’oscurita’ non crede, chi ha rughe e macchie da coprire abbagliandosi al sole, chi deve vedere per credere e ritiene che la realta’ sia solo cio’ che e’ definito da fotoni.
Non sento bisogno del sole perche’ i miei occhi chiusi sanno dipingere quanto mi circonda e i colori cambiano continuamente.
Spiazzante, confuso e irritante forse, ma ho combattuto con forza per il diritto di arrogarmi un luogo in cui vivere forse non costituito dalle forme che vorrei, ma i colori sono miei, sempre e solo miei, comunque miei.
Poi una finestra erroneamente aperta sull’alba ed ecco schiudersi innanzi ai miei sensi pletora di aromi e luci antiche e mi ritrovo a pensare che il tramonto lo si vive, ma l’alba la si cerca e nel mio peregrinare di ombra in ombra troppo spesso tralascio che l’alba e’ composta da fievoli ondate di sole che si ingrossano come onde sospinte da burrasca, progressiva e montante energia straniante nella forza caotica del giorno ma incantevole alla sua genesi.
Con la medesima energia ecco i profumi, piu’ estranei che dimenticati, umido di terra che s’innalza da zolle al loro risveglio, fiori lontanissimi che si scrollano le stelle dai petali, vento d’oriente che sa di salsedine e movimento di nuvole e colori che prendono vita dalla fuga della notte con sfumature mai viste, offuscati acquarelli da rinvigorire con liquido caldo e tela immacolata che li attende severa.
Si, io sono tramonto ma non per questo non anelo luce, colori, calore.
E’ che non so come chiedere, non voglio chiedere, non so se chiedere…
Birds flying high
You know how I feel
Sun in the sky
You know how I feel
Reeds driftin’ on by
You know how I feel
It’s a new dawn
It’s a new day
It’s a new life
For me
And I’m feeling good