Va e viene

Sbadiglio mentre ritmi forsennati bruciano gli occhi e inducono a resistere oltre, un po’ di piu’.
Travalico le assenze, coloro i silenzi, amplifico i ricordi, ricordi…
C’e’ penombra e mistero, fiochi lampioni, caldo, stelle e sudore.
Raramente e’ stato cosi’ dolce sprofondare odiandosi poi, assimilando ed assorbendo, gioco poco massacrante, emotivamente tirato ma e’ sale e sostanza, attesa snervante ed esplosione ancora piu’ gioiosa.
E’ che ho smesso di osare, il mio alloro e’ secco oramai ma profumo inebria e confonde anche se rimane splendida e meravigliosa ombra, ombra di cosa, ombra di chi.
Non ricordo bene chi fossi ma so che lontano definisce pelle e giorni, vicino e’ un brivido solcato da calore, dentro e’ oblio e stupore.
Determinato, senza scrupoli forse, necessario tragitto quando destinazione semmai non giustifica e se qualcosa e’ bruciata questa non e’ anima, non tappe, forse tempi, magari voglie, antica baldanza in cambio d’inutile sapienza.
Poi in fondo cosa non sapevo, cosa mancava al quadro in moneta contante, quanti giri di campo ancora da percorrere affinche’ divenissi stanco abbastanza e ora non so piu’, visualizza a stento ed e’ buio, sempre piu’ buio, indistinto rosa e bianco e nero e caldo e freddo e non so, non so piu’ bene…
Sono luci lontane, lucciole minuscole che ancora reggono il freddo che avanza, scintille di orgoglio un po’ ridicolo visto da qui ma che dovrei ricordare in fondo.
L’oggi etereo non ha altre luci, volume senza materia e nel profondo c’e’ qualcosa che ancora alza il mento e se fosse un po’ vivere, questa e’ la vita che vorrei.
Just when I think I’m winning
When I’ve broken every door
The ghosts of my life
Blow wilder then before
Just when I thought I could not be stopped
When my chance came to be king
The ghosts of my life
Blew wilder than the wind

Rendere libero

Essere isola, terra inesplorata, sabbia scossa dalle onde, palmizio al vento, pallido chiarore notturno, mare fluorescente e silenzio tutt’attorno.
Essere solo e non da solo come camminare su linea di mezzeria e stare al centro di margini sempre piu’ sfumati, ogni giorno meno evidenti ma ugualmente pesanti, macigni incontrollabili, ginocchia piu’ vicine al terreno.
Strada che si allarga ignorando confini e restrizioni eppure ne vengo compresso al centro come pressa che non lascia scampo e fuga, distorsione che neppure comprendo provenienza e scopo se non nella sovrastruttura di un mondo che comunque mi ha fatto suo, intrappolato in pensieri provenienti da chissa’ quale racconto, da chissa’ quale esistenza, da domeniche annoiate, strade piene di formiche, inutili insetti, mortali e patetiche creature la cui arroganza supera di gran lunga la mia vanita’.
Io so che in questi recinti v’e’ foraggio e calda paglia ma la linea non e’ ancora tracciata e non e’ volonta’, stanchezza o indolenza, non e’ mano debole e incostante, occhio distratto o cammino nervoso, ma e’ assenza di colore, strumenti, si strumenti per delimitare, dipingere, tracciare.
Piccola barriera che amplifica e non restringe, grande scorrere e soccorrere e guardare avanti e’ cosi’ complicato mentre sempre meno restano le armi a disposizione, sempre piu’ l’intonaco macchiato e gonfio e disfatto e quella striscia puo’ divenire scelta oltre che compagna, sola presenza che induce e conduce laddove c’e’ sempre un domani, uno scopo, un’ambizione.
Gia’ il domani, meraviglioso luogo quando non e’ qui ed e’ bene mantenere distanza anche quando ci si sente forti, invincibile alba che forse si confonde con rosso tramonto, notte da stelle brillanti che non sono sole.
Cometa cuci
la bocca ai profeti.
Cometa chiudi la bocca e
vattene via.
Lascia che sia io a trovare
la libert

Freddo monocromo

Inutile girare attorno a banali considerazioni quando potrei anche avere ragione, ragione da vendere.
Mi esalto e mi approvo poi scuoto il capo in diniego perche’ tempo e’ miglior amico, tempo e’ peggior nemico, sorride viscido, sussurra parole che si vogliono udire e canta con soave melodia cancellando ogni canzone udita prima.
Gradirei luci azzurre ed intense, spegnere il sole e riflettermi su asfalto bagnato, unico specchio, vero riflesso di corpi che nulla hanno di senso se non nell’illuminazione indiretta, affacciarsi su fondo oscuro ed esistere in funzione di neon e sporadici lampi.
Serve pazienza, dose abbonadante di resistenza e non e’ il colpo al mento che fa male e atterra, non e’ altresi’ scossa d’adrenalina che innalza a rango d’eroe ma passo lento conduce e guida, separa e discerne e cerca un gioco lontano da riportare a se’ quando resta poco, quando non rimane altro.
Chi decide cosa resta, quanto tenere, dove conservare ed e’ lenta progressione a fornire risposte e benevoli buffetti su volto grigio e stanco, forse lontano, proiezione, proiettato, comunque non qui, non ora, non cosi’.
Se proteggo non attacco e allora avanti col petto, innanzi la fronte, sensi acuminati da splendido slancio e coraggiosa indole e del resto e’ tutto vivere, e’ poca certezza, duraturo e gioioso persistere, resistere fieramente e magari sorridere, forse salutare, complimento sottopelle, desiderio che e’ bene stia visibile ma inespresso, lama accecante tra stipite e porta che turba sonni e accelera risvegli il tempo di allungare la mano e uscire da umida alcova, immersione in realta’ che non sempre soddisfa ma almeno c’e’ e qualche volta e’ persino amica.
Strani profumi, sottili sfumature, parole che non escono, concetti che non salgono, parcheggio nel quale sostare, spoglia colonna, stridente strisciare e domani, si domani tutto accadra’ perche’ ogni cosa e’ gia’ accaduta.
I can see the world in a different light
Now it’s easy to say
Where I went wrong
What I did right
I can hear the beat of a different drum
Take it all in my stride
Hold my head high
Second to none

Integrale

Le forze mi abbandonano ed e’ energia che come acqua lenta defluisce seguendo percorsi tracciati da cicatrici e gravita’, silente saluto, amichevole lasciarsi mentre mani si muovono lente, sempre piu’ lente, occhi dominati da fissita’ e opaco divenire di sguardo e movimenti.
Non si crea l’energia, non si distrugge l’energia, muta semmai in pioggia, in onde del mare nascoste dalla notte, in ingranaggi ben oliati che con un soffio ribaltano la realta’, disegnano spazi in nuovi territori questi si’ sconfinati e meravigliosi.
Ogni giorno e’ un piccolo viaggio, partenze lenta, sempre piu’ lenta poi sommita’ di parabola, cima dalla quale osservare e stupirsi di verita’ elementari e stupefacenti, discesa alfine ma non importa, troppo veloce, troppo ripido, sfumato paesaggio, incomprensibile panorama, interpolata destinazione, semplice arrivo.
Questa e’ potenza che regalo al mondo, batteria e carica perche’ so sedimentarsi, raccogliersi in grandi bacini luminosi, nucleo plasmatico che ruota ed equilibra cio’ che vive ed incanta.
Impercettibili movimenti di gambe che domandano quieto fermarsi, fine dell’umiliante trascinarsi ma c’e’ ancora un po’ di strada da percorrere e giungere laddove fiume luminoso sfocia ed immergersi e’ sogno ultimo o forse primo nel lineare partire senza giungere, nel giungere senza ben conoscere quando si e’ partiti, quanto camminare sia funzione della meta o dell’avvio ma e’ il tempo ha direzione solo per coloro che non ricordano, che non sognano, che non hanno meta e desiderio.
E’ tardi per cio’ che e’ stato, ma per quanto accadra’ ho fogli bianchi a non finire, atomi polarizzati, penne biro mai usate e quella cima, quella cima dalla quale donare la mia discesa, la mia corsa, la mia essenza.
Now I’m a target, I’m hot and frozen,
stormy rain I’m stuck in an elevator
wet from the muddy water,
breathing hot air, winds convey me…

Bellissima mente

Sono cambiato? Non lo so.
La mia musica e’ sempre la stessa? Si, forse piu’ arrabbiata.
Sono invecchiato? Laddove non si potrebbe credere.
Troppi cavi nella mia vita, raccordi in matasse non sempre districate ma mi diverto cosi’ e non so che farci.
Distanza che accomuna, sincronia d’intenti lontanissimi e paradosso non e’ casa, forse stile, magari abitudine, non rassegnazione, piccolo stratagemma.
Antefatto ed epilogo, eoni tra loro e il tempo e’ scivolato senza rendersene conto, misterioso fluire ed e’ come prisma asimmetrico che riflette realta’ sempre diverse su facce sempre diverse in rotazioni sempre diverse.
Spazio, tempo, tutto mutato eppure come sempre, le mie mani sono piene di canzoni, le parole, quelle giuste, latitano lasciando a loro i soli spazi che oramai so concedere.
E’ che mai ho saputo parlare, tantomeno narrare e quelle storie meravigliose non sono uscite dalla pelle, dalle mani, forse gli occhi, si gli occhi mai hanno mentito ma troppo flebile voce, sottile grido e come sorriso soffocato qualcosa si e’ perso, smarrito in labirinto dal quale non so fuggire.
Fratture rivelate, lividi mai guariti, silenzi che sanno di resa ma il mio sogno appartiene a qualcuno che a stento riconosco in me.
Perche’ sia ancora qui non so o almeno mi inganno dicendo di non comprenderlo perche’ una chitarra elettrica e’ ancora energia che genera pensieri, emozioni vere o che almeno percepisco tali e so non sbagliarmi, non cosi’ tanto.
Li’ fuori ci sono strade che non dovevo percorrere e non mi lamento, non saro’ infelice per questo perche’ quei cammini appartengono ad altre gambe, altre storie, altri futuri, altri universi eventuali, altri presenti reali e cio’ mi basta quando le somme della vita restituiscono risultato positivo.
Comunque ora proseguo nella corsa e non mi fermo perche’ non doveva accadere, dico ciao e agito arrivederci, il traguardo e’ troppo avanti per fermarmi, la strada e’ lunga, l’orizzonte pare stanco e talvolta impervio terreno, ostacola e spaventa ma quando arrivero’ saro’ qui, qui dove sono sempre stato, dove dovevo essere, da dove mai me ne sono andato.
Il mio sogno e’ un mare acido
E dimmi se non e’ reale
Il giorno traveste di luce ogni cosa vivente,
Ma non toglie la paura dei fantasmi.
Voglio idee per sopravvivere
E mille, mille, mille non bastano.
E quel sogno, sai,
Continua a chiamarmi nella profondita’ del mare
Una caduta dentro i vortici d’acqua
Le mie mani, che non si fermano piu’…

Ricordo di sistema

A volte sono in sintonia con qualcosa, mai con me.
Rari ma esaltanti momenti in cui piccola ma importante fetta della vita si incastra magicamente in quadro piu’ ampio ed universale.
Ruota traslucida, spazio mai creato eppure e’ piu’ vero del vero ed essere tutt’uno nei colori, nelle forme, nei suoni, nei concetti, nelle parole si, nelle parole finalmente comprensibili e non piu’ dittonghi sconnessi spesi ad uso e consumo di chi ascolta senza sentire.
E’ massa fluida dai movimenti prevedibili, plasma le cui azioni e reazioni mi sono note, mistero che nasce da sorpresa non fantasia, oscillazione geometricamente definita, solo tracciata, solo percorsa ma tra due punti infinite curve s’intersecano e danzano e conosco quei passi e ballo a mia volta, leggero, leggero come non mai, come non potrei altrimenti essere.
Forse perche’ nulla posseggo m’inebrio nel controllo, interfaccia costata tanto ma che importa adesso, ora che sono esattamente nel punto in cui ho sempre voluto essere.
Come adrenalina fluisce e defluisce, lampo, scossa di nervi, tremore di energia che sfoga la propria essenza sfondando carne e presente, poi fiato corto, poi forme che ritornano, poi percepire il sangue, il motore che non si ferma, non si ferma mai e infine verde e asfalto tutt’attorno.
Non so esattamente se puo’ bastare ma faccio finta di si e tiro dritto perche’, perche’ potrebbe essere vero, potrebbe essere piccolo eden dei giusti, maschera blu indossata senza inganni, senza compromessi, puro come ero, come sono sempre stato.
We stand in a different light
That’s cast upon this gigolo and gigolette
We stand with a different frame around us now
But when we talk we talk in time
We shine with profiles so strong and so clear
And when we move we move in time
Won’t fade like pictures that come back again

Fiamma scivolosa

Ammetto che tanto sarebbe da farsi, ancora di piu’ da dirsi.
Stoico guerriero, fiero di muscoli e pensiero, indomito senza tempo ne’ macchia, parole misurate, morbide come rosso tramonto eppure stagliate contro l’infinito, definitive e meravigliose.
Capace di abbattere montagne, spostare nubi con un sospiro, correre come nemmeno Mercurio potrebbe, io ho distrutto i pilastri della Terra e nessun peso mi ha schiacciato, demolito, azzoppato.
Perche’…
Per un angolo di letto scomposto nell’immobile penombra? Per continuare con altro silenzio, ancora silenzio, sempre silenzio, temuto silenzio.
Forse sapro’ sorprendermi e tirando a terra polverose tende riportero’ luce ed aria, volume, volume come distesa illimitata in pianura senza dolore ed asperita’, forse singolo violino puo’ essere orchestra della piu’ grande sinfonia mai eseguita o forse questo riverbero continuera’ a martoriare ogni logico pensiero, ogni sbalzo d’umore, ogni desiderio inespresso.
Intanto sogno neve, sigarette rubate all’abitudine, fumo che non annebbia solo polmoni, confusione, tanta confusione e nell’opaco delirio scopro realta’ piu’ congeniale, piu’ vera magari o solo meno soffocante realta’, tappeto rosso su precipizio dorato e almeno c’e’ stile, arte, plasticita’.
Qui fa freddo ma non so il caldo che sia quindi non comprendo, fatico a consolare, pensare e le invenzioni sono chimere di qualcuno che si e’ illuso di poter essere me.
Io creo si, ma non distruggo, forse demordo e potessi librarmi sulle paure lo farei, sapessi liberarmi dal giogo del passato lo farei, riuscissi ad essere puro e consolabile allora il mondo sarebbe mio e io sarei del mondo…
Needed to be strong, yet I was always too weak
So I can only blame myself for this state we are in
I will take what you have for me now, if it’s not too late
Did you change? I did too. Love can grow from the last grain

Guardare su

Talvolta la verita’ e’ cadere a pochi metri dal traguardo e ginocchia sanguinanti non dolgono quanto cuore nel petto.
Non essere soluzione e’ normale accettazione, rassegnazione ponderata e decisa ma non rientrare neppure nell’equazione e’ ironia condita di rabbia.
Non vincere la guerra da sempre nota amarezza, scelta dovuta, scelta voluta ma se il conto delle battaglie non supera lo spazio di una notte, battito di ciglia, mano tesa sull’ignoto allora poco, molto poco ha senso e luce.
Poi nemmeno questo importa, il peso, il peso si sente, si tocca, si maledice ma il niente no, il niente sovrasta perche’ nessun luogo e’ ogni luogo, nessuna consistenza e’ fardello insostenibile.
Non pensare a domani, nascondersi dietro tutto il tempo del mondo, sapendo che il mondo non ha tempo se non il proprio, rincorrere musica, melodie eterne e sulla loro carrozza ammantarmi d’indiretto infinito mentendo sapendo di farlo e come giocare contro se stessi dimenticare di perdere e osannare il solo vincitore.
Ho smisurato inutile necessario con cui dilettarmi e trascorrere ore liete, ironica trasformazione in ridicolo nemico e se fosse oltremodo sbagliato non posso pormi ancora ed ancora nelle medesime stanze che troppo hanno veduto di me, dei pugni contro le pareti, di anni sprecati nell’illusione di crescita e stupore e allora che pioggia mi bagni, che intemperie pieghino corpo e mente esulti, insicurezza forza guerriera e smettere di arginare, contenere, controllare, gestire continuamente.
Niente deve cambiare perche’ tutto cambi ed e’ infilare braccio nel cilindro, estrarre un qualunque coniglio e vedere che succede perche’ c’e’ sempre qualcosa che succede, c’e’ sempre un orrore o un miracolo e se debolezza e’ scegliere, indifferenza sia energia, movimento, liberta’.
Come with me underwater
And drown to despise me no more
Unholy, unworthy
My night is a dream for free
All you love is a lie
You one-night butterfly
Hurt me, be the one
Whoever brings the night

Rumore animale

Misura, come quantificare, come qualificare, come definire, quali processi attuare.
Prima dire cosa, poi come, infine a che serve, a chi serve, dove serve, quando distendere e non arrotolare, arrotondare spigoli e storture.
Un filo ecco di che mi parlano, vedrai, vedrai, accorgersi e’ scoprire, amaro risveglio e non riesco a non considerarlo augurio, sorpreso forse di non sentirmi sorpreso, divertito e non indignato.
Carenza d’attenzione con concentrazione a livelli altissimi, forse troppo se i piedi non toccano il suolo e stranamente fuggire e’ correre verso, avvicinarsi e come fumo oltrepassare ostacoli e parole, deviata concezione di rapporti definiti da secoli, uomini, sangue e logica.
Chi dovrebbe capire non capisce, chi sa non c’e’ mai stato ed e’ un sorriso verso il cielo, occhi serrati al suolo, pugni stretti e doloranti e tremore diffuso, impercettibile scuotimento, soffio di vita potenziale ed inespressa.
Afferro e avvolgo in sacco dorato e laddove il passo si fa gomma e motore, striscia di mondo in movimento, parvenza di evoluzione che e’ statico dimenticarsi, sicuro e’ dimenare, scordare, soffrire.
Egoismo meglio egotismo, ma un cielo stellato puo’ essere insopportabile alla luce del sole, lirica per uno, convinzione contraria e insisto col ritenere misero metro distanza di una vita e se forse piu’ semplice, fantasia e’ guida e veicolo, conducente improbabile, alla mia eta’ ridicolo e impronunciabile sobbalzo, fraseggio inopportuno di altri anni, di certi momenti, oramai dimenticato gaudio.
Eppure e’ di ieri quella fatica, piccolo senso di grottesco, teste cariche di diniego ma non dimentico l’orgoglio, quel sapore salato e il gusto di essere nel giusto, di fare storia, la mia storia, unica storia mai creata.
I never really got there
I just pretended that I had
What’s the point of instruments
Words are a sawed off shotgun

Cadenza

Chi fa ritorno, niente fa ritorno, non importa che vi sia ritorno, inutile il ritorno…
Frenetica elettricita’, sfide che non interessano, doveri necessari, nulla d’impellente, ricerca di cio’ che e’ fuori, non nascosto, non celato, solo lontano da sguardi e mani, protetto da calci e rabbia.
Rileggo e trovo che quest’anno l’inverno non giunge e con esso non sento la placida resa di sensi e membra, torpore che e’ bene di circonvoluzioni con troppa elettricita’, statica energia, accumulo epidermico che scivola subdolamente sottopelle ed e’ uso avvelenare sangue e notti, sorseggio di fiele che ha fine nel dolore, male che riconduce a bene, espiazione e ritrovarsi come trofeo.
Qualcosa no, qualcosa e’ mutato se veleno non spurga, se tossine accumulate bruciano e sciolgono senza corrosione preventiva, curativa e silenziosa anima oscura che ora domina ma non cela, non annebbia, include ed amplifica, si amplifica spazzando dolenti debolezze.
Che succede quindi, come dovrei reagire sempre che azione preceda reazione, scatto indisciplinato, follia lucida e forse il senso e’ insito nel paradosso, nell’assurdo nel nuovo inesplorato.
Che l’equilibrio non sia statico, menzogna di formule e numeri che mal si applicano a immeritata e recalcitrante nottata.
Si, caos e’ equilibrio senza ingegno, oggetti in profonda conca che saltano e roteano ma nulla osteggia gravita’, forze che dominano il cosmo, solcano curve irreali ma dimostrabili e lo schema ricuce strappi e domande, sensazioni e sangue, stomaco e musica.
Lo Stige si allontana percorrendolo, si restringe ad occhi divelti, luce deviata, picco di forza, controllo e’ conoscenza e conoscenza e’ controllo, spirale non cerchio, respiro non sospiro.
War between him and the day
Need someone to blame
In the end, little he can do alone
You believe but what you see
You receive but what you give