Era un sabato mattina e non ero a scuola.
Le ferie natalizie si stavano esaurendo ma innanzi ancora qualche giorno libero.
Che terribile Natale fu, sento i segni addosso persino oggi…
Stordito, dolorante, non riuscivo a collocarmi del tutto nella realta’ circostante e l’incubo in cui ero immerso mi intrappolava in un sogno veglio, sabbie mobili da combattere immobili, luogo in cui movimenti uccidono e pensieri come bracciate nocive.
Un paio d’ore e il pranzo, patrimonio di tempo da spendere fuori, fuori da quella casa.
Neve ovunque, fresca e ancora immacolata, segnata qua e la’ da passi incerti.
Strade pulite da poco e guizzanti rigagnoli scendevano dai cumuli a bordo strada nei tombini.
Il sole era bellissimo e il cielo ancora di piu’.
Formidabile luce da ogni direzione, riflessa e diretta, candore come corpo vivente, plasma caldo e avvolgente, mare splendente con cui incantarsi.
Nessuna particolare direzione da seguire, le gambe il solo possibile mezzo di locomozione e avanti verso qualcosa, non necessariamente luogo.
Era come respirare per la prima volta da quel 13 dicembre, era come avessi aperto gli occhi da allora, piacevolmente abbacinato.
Felice? No quello no, circospetto, un po’ spaventato forse ma nella sostanza tranquillo, tanto tranquillo da guardare in direzione della sua finestra, la seconda da sinistra al sesto piano e senza la consueta fitta allo stomaco.
Quella luce era percorso, strada de seguire e uscire, uscire fuori, riuscire, riuscire a vedere ancora tanti kilometri prima del capolinea, nuovi viaggi, nuovi racconti, tante parole che attendevano solo di essere combinate e avidamente lette.
In quell’istante ascoltai la musica dentro di me e trovai le note di quell’album regalo di amici, vinile che attendevo da tanto, musicisti come eroi e canzoni che divennero inni alla vita.
Quasi distrattamente ho riascoltato quei brani ed ancora quella luce, ancora quella neve, ancora quella voglia di vivere, ancora quella finestra, ancora quella fitta nell’anima…
… non importa, va bene cosi’, e’ giusto cosi’.
L’anno che arrivo’ fu l’inizio di tutto e fu la fine di tanto.
Vissi cio’ che per un uomo e’ importante vivere, intero spettro emotivo e cio’ che ero cambio’ per sempre.
Non voglio guardarmi dentro ora per trovare quel male e quella gioia, musica lo fara’ per me, note come ricordi, esorcismi per demoni non del tutto assopiti, risveglio di cio’ che non mi ha mai abbondanato, forse vera propulsione del mio presente.
A secret smile
Comes to my eyes like a bolt from the blue
It’s not your style
But it leads me to dream about what we could do
Could it be the same
Ever be the same
Could it be the same
Ever the same again?