Attendere pazientemente

Non dovrei comprendere ma comprendere e’ la parte piu’ facile da eseguirsi.
Non so davvero che sia, da dove provenga l’acquitrino immobile e stagnante che invade anche il salotto buono e conviverci non sempre e’ soluzione.
Vorrei poter dire che migliora col tempo ma cosi’ non e’ e semmai forzata convivenza spinge ad accettare l’inaccettabile mentre l’odiosa pozza si allarga e respira facendolo, si stira come gigante stupido e pericoloso e la scelta cade nel quando e come, mai nel se.
Adattarsi diviene facile e a battaglia persa lo e’ ancora di piu’, quindi quale passo puo’ seguire oltre il triste convincimento che al di la’ di quel confine, di quel baratro sull’oceano non esiste alcuna terra promessa, nessun’ isola su cui approdare e infine smettere, smettere di cercare luogo che non esiste, ma esistera’.
Conosco tutte le domande e persino ogni risposta e giu’ a correre sperando di sbagliarsi che la sola certezza sia cercare oltre, un po’ piu’ in la’, sino ai confini dell’universo e della volonta’, caparbio colpo di testa e orgoglio a fiumi, ma siamo uomini e forse i giochi non cambiano mai, si evolvono forse con il tempo e le opportunita’ ma bastoni rimangono lance e coperchi in plastica invincibili scudi.
Il tempo aumenta le illusioni e azzera le energie affinche’ abbagli siano realta’ ma la mente non ha ore, non ha peso, non ha giornate grigie alle spalle e una parola, una carezza, azzurro terso striato di vivo arancione e’ ancora felice contraddizione, attesa di piccole parole e non ultimo sangue che scorre e con esso coscienza che l’impossibile e’ sempre dietro il giorno, tra le pieghe del fato e delle scelte sbagliate, tra il piombo e l’oro, tra il presumere e l’esserci.
Same old song
just a drop of water
in the endless sea
all we do
crumbles to the ground
though we refuse to see
dust in the wind

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