Con la sua musica c’e’ stato un incontro atipico in un periodo davvero strano della mia vita.
Anni di passaggio, crescita quando inizia a chiamarsi invecchiare, un ragazzo in fondo ma qualche inquietudine d’adulto in giorni confusi e frenetici.
Stava cambiando cosi’ tanto che solo l’incoscienza sapeva occludere alla vista la folle velocita’ con la quale sfioravo lo strapiombo a bordo strada e proprio quell’essere libero coincideva con caos e confusione imperante.
Febbre di crescita e ricordo dolore e sudore, risate e spregiudicata esistenza, menzogne ed immense verita’.
Era estate, era caldo, ero pazzo, ero sconvolto, ero candela che bruciava da entrambi i lati e la sua musica fu strano approdo ma provvidenziale nella tempesta.
Nessun soldo di verita’ era ancora stato pagato forse perche’ avevo il cuore duro o forse essere amari e’ prerogativa di chi e’ giovane, prima che divenga cinismo, afflato acido che gli anni ti lasciano addosso.
Sentivo immenso peso di notti blu che da li’ a poco sarebbero state amiche consuete e a volte cercate e nel sole accecante quelle note erano impermeabile per l’anima, carezza per troppi lividi su un volto non ancora pronto, non ancora preparato, incosciente ma non insensibile.
Acqua e fu acqua di naufragio sfiorato, illusione di capire cio’ che ancora oggi mi e’ precluso ma e’ l’ennesimo privilegio di chi ha ancora un piede fuori dal resto della sua vita.
Un po’ di anni dopo lei disse che la canzone col mio nome era fatta con un pezzo di me e forse aveva ragione, ragione in quel violino, in quel ritmo sostenuto ma non veloce, nei fiati leggeri e ancora ricordo, ricordo tutto.
Forse non ho saputo amare abbastanza o semplicemente non ho avuto parole per descrivermi e oggi non conta poi molto perche’ altre parole vagano ancora nell’aria, cercano ancora meta, equazione senza soluzione perche’ soluzione e’ ballare, ballare di tutto.
Gente trascurata, si
fino a domani nell’oblio
qualcuno che mi vuol parlare
puo’ darsi anch’io, gentleman
ma questa e’ un’ora in cui
cantavano le docce ormai
una canzone d’acqua in cui
non c’ero io, gentleman.
Facciamo un po’ di letteratura
con la miseria della mia bravura…